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Luigi Ceccarelli

Opere

Exsultet [1996]

per voci elaborate e spazializzate
testo sacro della tradizione gregoriana

versione solo audio (1996)

versione con installazione (2007)
ambientazione di Vincent Longuemare

Honorary Mention – Prix Ars Electronica ’97

per voci elaborate e spazializzate (versione 1996)
diffusione del suono 8.1
testo sacro della tradizione gregoriana
Cantores ’96 diretti da Giacomo Bonifacio Baroffio
voci: Giacomo Bonifacio Baroffio, Maurizio Verde, Letizia Butterin, Kim Soo Jung, Lee Sun Ah
durata: 17′
1ª esecuzione: Roma, Festival Musica Verticale, Acquario Romano – 29 Nov 1996

installazione (versione 2007)
ambientazione – Vincent Longuemare
voci registrate del coro: “Kantores 96” diretti da Giacomo Baroffio e coro “Sorores” diretti da Kim Eun Ju
solisti: Giacomo Baroffio, Kim Eun Ju
durata: 27′

Exsultet prende origine dall’incontro di Luigi Ceccarelli con Bonifacio Baroffio, studioso tra i massimi esperti della musica gregoriana, e dalla consapevolezza che il rapporto tra musica e spiritualità, al di là di ogni credenza religiosa, mantiene da sempre una ragione profonda e immutata.

La prima versione di Exsultet è stata realizzata nel 1996, ed il pezzo ha avuto varie esecuzioni in sale da concerto e chiese, e una pubblicazione su CD. Ma né la sala da concerto né la chiesa si sono dimostrate un contenitore pienamente soddisfacente, l’una perché troppo conviviale e ludica, l’altra perché conferiva una dimensione di spiritualità orientata e

tradizionale da cui questa musica si vuole distaccare.

Solo nel 2007, l’incontro con Vincent Longuemare ha permesso la progettazione di un luogo apposito che permette alla musica di trovare l’ambiente ideale ponendo l’ascoltatore al centro del suono con tutti i sensi.

Installazione
Tutto avviene in una scatola neutra, una scatola nera, strumento destinato a scomparire alla vista. Dopo un percorso tortuoso il pubblico approda in uno spazio buio.
Inizia la musica e nel buio assoluto si scopre che il suono ha un dettaglio infinitamente maggiore; si distinguono come da una lente di ingrandimento i particolari delle vocali melodiche e delle consonanti, precisi segni ritmici provenienti da vari punti dello spazio. La riverberazione e la luce costruiscono le dimensioni dell’ambiente tutto intorno.
La scatola nera sembra compatta ma ben presto ci si accorge di fessure sottili da cui penetra la luce,violentemente o a bassa intensità, quasi come segno grafico, ma non passivamente proiettato. Invece che dall’interno, la luce entra bussando dalla porta per farsi strada. Spinge.
Lentamente lo spazio esterno si apre, le sedie sono circondate da fessure di luce che ruotano a ritmo lento o incalzante. La luce si insinua tra di esse tracciando direzioni sul pavimento.
L’ascoltatore è avvolto dal suono che proviene da tutto intorno. Dodici altoparlanti sopra, sotto, davanti e dietro il pubblico, ognuno con un suono diverso sono i punti di diffusione. Siamo dentro la musica.

L’escursione delle intensità luminose ben presto cede il passo al ritmo che affianca o contraddice i temi musicali, è un unico computer che controlla insieme musica e comandi alla luce.
Segni di luce spuntano dall’alto e piombano nello spazio, rapide sequenze che all’improvviso aprono la verticale, l’elevazione, dando ragione a tonalità acute.
Le fonti sopra il pubblico prima di toccare terra creano altri segni grafici in aria. I fasci di luce si congiungono e s’intrecciano in linee all’interno dello spazio, vengono portati all’esasperazione per poi ritirarsi, risucchiate dalla musica stessa. Ad onde s’infrangono sull’esterno delle pareti, lasciando passare fasci stretti il minimo indispensabile. Buio e luce si dividono senza possibilità di ricongiungimento. In una particolare luce sottile ma potente appare il canto, si dispiega e aumenta, porta paura, porta gioia, a volte consolazione.

Sarà la luce ad apparire nel canto? A volte sento la luce. A volte vedo la musica
Perdo i sensi, e li ritrovo, nel sentimento immane. Ritrovo un tempo, un tempo nero.
Ci sarà, a venire, una luce di consolazione? Esisterà un “senti-tempo”?”
(Luigi Ceccarelli e Vincent Longuemare)

pianta luci per l’installazaione

Compact Disc: Rai Trade RTC006 (2005)
Exsultet
canto gregoriano e musica elettroacustica
Exsultet, In Die Resurrectionis
interpreti: Giacomo Baroffio, Kim Eun Ju, Kantores 96, Sorores
dutata totale: 48′ 35″

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Esecuzioni
29 Nov 96-  Roma, Festival Musica Verticale, Acquario Romano
07-08 Dic 96 – Brescia, Seminario Vescovile
05 Lug 97 – Revello (To), Collegiata di S. Maria Assunta, “Musica Instrumentum Coeli”
20 Apr 98 – Pescara, Festival Varianti, Accademia Musicale Pescarese
11 Apr 99 – Santa Fe, USA, Santa Fe International Festival, KUNH 89,9 FM
27 Giu 99 – Ravenna Festival, Basilica di San Vitale
02 Nov 99 – Stockholm (Svezia), Memorie Sonore, St. johannes Kyrka
04 Nov 99 – Vasteras, (Svezia), Memorie Sonore, St Thomas Kyrka
30 Giu 00 – Berlino (Germania), Festival “Inventionen”, Parochialkirche
01 Dic 01 – New York (USA), Cathedral, Live on the Web
03 Giu 03 – Bruxelles (Belgio), Festival Musiques et Recherches, Chapelle de Boondael
16 Ott 03 – Montréal (Canada) Festival “Rien à voir”, Espace Go
11 Mag 04 – Bologna (Italia), Festival Angelica, Raum
06 Mar 07 – Vienna (Austria), Alte Schmiede, Elektronischer Frühling
29 Set 09 – Còrdoba (Argentina) Museo de Bellas Artes “Emilio Caraffa” XX Jornadas Internationales de Mùsica Electroacùstica
16 Mag 15 – Bari (Italia), Cittadella Mediterranea della Scienza, Festival Silence 2015

07 Ott 16 – Avellino, Auditorium del Conservatorio di Musica, Settimane dell Musica Contemporanea
30 Ott 18 – Palermo, Stagione del Teatro Massimo, Conservatorio A. Scarlatti

Installazione
21-23 Set 07 – Rimini (Italia) Sagra Musicale Malatestiana, Teatro degli atti
28 Ott 07 – Santa Severina (Kr), Settimana dell’Avanguardia, Sale del Castello
07 Lug 11 – Ravenna, Ravenna Festival, Voci nella Preghiera, Basilica si San Vitale

CANTO GREGORIANO e MUSICA COMPUTERIZZATA
di Giacomo Bonifacio Baroffio

L’esperienza del cantare gregoriano in un contesto di elaborazione computerizzata delle stesse melodie liturgiche ha suscitato varie reazioni. Una affermazione che si è sentita subito dopo l’esecuzione – quasi a difesa di un esperimento ritenuto valido e interessante ma comunque circoscritto alla sperimentazione e non appropriato in una celebrazione liturgica – è stata appunto circa il contesto vitale del gregoriano computerizzato: “Qui – cioè nella sala da concerto – va anche bene; ma certamente nessuno si sogna di fare questa musica nella liturgia”.
Questa affermazione richiama due serie di considerazioni che occorre premettere prima di cercare di dare una risposta.
Rispetto al gregoriano di qualsiasi scuola interpretativa, la versione computerizzata si stacca in modo notevole sotto tutti i punti di vista. Si tratta di una vera e propria rielaborazione globale del brano che riaffiora continuamente in filigrana attraverso sprazzi sonori che modificano la musica originale nella linea melodica, nella scansione della parole, nel timbro, nel ritmo, in un intreccio policorale dove voci e suoni – talora inusitati – si sovrappongono, in un movimento che procede grazie a una successione di punti nodali di estrema intensità, punti che costituiscono la fonte e il culmine di forti tensioni melodiche e armoniche.

Quanto si ascolta durante un’esecuzione di canto gregoriano – vuoi durante la liturgia, vuoi in altre sedi – è il risultato finale di un cammino sprirituale e culturale. Il cantore, infatti, tante e tante volte fa la spola avanti e indietro:

1) tra la parola del testo liturgico e la sua percezione emotiva e la sua comprensione razionale; 2) tra la melodia scritta e quanto essa riesce progressivamente a richiamare in vita nel cuore e nell’intelligenza in un lento processo di appropriazione e di ri-creazione.
Nessuna realtà culturale e spirituale a mio avviso riesce a rivelare questo laborioso processo creativo – grazie al quale il canto gregoriano prende vita nella persona del cantore prima ancora di essere  cantato – quanto è in grado di farlo, in modo estremamente significativo ed espressivo, l’elaborazione computerizzata. Si è troppo abituati a considerare il gregoriano una melodia semplice che si snoda attraverso un ovvio susseguirsi di note. Tutto sembra così naturale e facile. E dal cantore non si esige un’interpretazione lineare, coerente rispetto a un certo stile?
Eppure chi canta sa che la melodia gregoriana, forse proprio perché è essenzialmente preghiera, sotto la sua sobria linearità e flusso delle note nasconde il balbettio della persona che si trova davanti a Dio, quando la voce rimane strozzata, si altera, scompare e si amplifica all’improvviso per prendere di nuovo, immediatamente, nuovi colori.

Paradossalmente il gregoriano computerizzato, costruito su esecuzioni delle melodie liturgiche, riflette quasi la loro genesi interiore, il travaglio di una preghiera che solo a poco a poco riesce a liberarsi, che non si stanca di ripetere incessantemente un micro passaggio melodico fino a quando una sola nota o un paio soltanto riescono ad accogliere il contenuto orante per cantarlo nella fede a Dio o nella fiducia agli uomini.

Perché, al di là della sua origine e della sua destinazione privilegiata, il gregoriano è un linguaggio della persona umana che comunque reca un messaggio da cuore a cuore, da intelligenza a intelligenza.
A causa dell’analfabetismo culturale imperante e di banali pre-occupazioni ecclesiastiche (il tempo negato, l’efficienza idolatra, le molteplici strumentalizzazioni delle celebrazioni liturgiche per fini del tutto diversi dal culto di Dio e la santificazione dei fedeli…) le liturgie soffrono grande crisi. Di questa situazione squallida e caotica è indice eloquente la musica, povera cenerentola emarginata e irrisa.

Prima di rispondere all’affermazione iniziale riterrei necessario che ci si chiedesse sul  serio a che cosa mai serva la musica nella liturgia, perché viene sollecitata, tollerata, negata, perché si ammettano troppo spesso stupidate grossolane e improvvisazioni di infima qualità. E’ la musica in quanto tale che stenta a trovare uno spazio dignitoso nella celebrazione, al di là degli stili compositivi e interpretativi.
Nella misura in cui la musica è occasione di esperienza spirituale e non si limita soltanto a un’epidermica sollecitazione estetica, sarà possibile inserire anche all’interno della celebrazione liturgica dei brani di composizioni computerizzate. Penso soprattutto in particolari momenti di profonda attenzione spirituale come gli spazi di silenzio dopo l’ascolto della Parola di Dio e dopo la Comunione. Qui la musica computerizzata – congiunta con il gregoriano o nata da un’autonoma ma autentica esperienza artistica – difficilmente trova dei “concorrenti”.

Exsultet – Testo

Exsultet iam angelica turba caelorum:
exsultent divina mysteria:
et pro tanti Regis victoria tuba insonet salutaris.
Gaudeat et tellus tantis irradiata fulgoribus:
et, aeterni Regis splendore illustrata,
totius orbis se sentiat amisisse caliginem.
Laetetur et mater Ecclesia,
tanti luminis adornata fulgoribus:
et magnis populorum vocibus haec aula resultet.
Quapropter astantes vos, fratres carissimi,
ad tam miram huius sancti luminis claritatem,
una mecum, quaeso,
Dei omnipotentis misericordiam invocate.
Ut, qui me non meis meritis
intra Levitarum numerum dignatus est aggregare,
luminis sui claritatem infundens,
cerei huius laudem implere perficiat.

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Vers. Dominus vobiscum.
Resp. Et cum spiritu tuo.
Vers. Sursum corda.
Resp. Habemus ad Dominum.
Vers. Gratias agamus Domino Deo nostro.
Resp. Dignum et iustum est.

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Vere dignum et iustum est,
invisibilem Deum Patrem omnipotentem
Filiumque eius unigenitum,
Dominum nostrum Iesum Christum,
toto cordis ac mentis affectu et vocis ministerio personare.
Qui pro nobis aeterno Patri Adae debitum solvit,
et veteris piaculi cautionem pio cruore detersit.
Haec sunt enim festa paschalia,
in quibus verus ille Agnus occiditur,
cuius sanguine postes fidelium consecrantur.
Haec nox est,
in qua primum patres nostros, filios Israel
eductos de Aegypto,
Mare Rubrum sicco vestigio transire fecisti.
Haec igitur nox est,
quae peccatorum tenebras columnae illuminatione purgavit.
Haec nox est,
quae hodie per universum mundum in Christo credentes,
a vitiis saeculi et caligine peccatorum segregatos,
reddit gratiae, sociat sanctitati.
Haec nox est,
in qua, destructis vinculis mortis,
Christus ab inferis victor ascendit.
Nihil enim nobis nasci profuit,
nisi redimi profuisset.
O mira circa nos tuae pietatis dignatio!
O inaestimabilis dilectio caritatis:
ut servum redimeres, Filium tradidisti!
O certe necessarium Adae peccatum,
quod Christi morte deletum est!
O felix culpa,
quae talem ac tantum meruit habere Redemptorem!
O vere beata nox,
quae sola meruit scire tempus et horam,
in qua Christus ab inferis resurrexit!
Haec nox est, de qua scriptum est:
Et nox sicut dies illuminabitur:
et nox illuminatio mea in deliciis meis.
Huius igitur sanctificatio noctis fugat scelera, culpas lavat:
et reddit innocentiam lapsis
et maestis laetitiam.
Fugat odia, concordiam parat
et curvat imperia.

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In huius igitur noctis gratia, suscipe, sancte Pater,
laudis huius sacrificium vespertinum,
quod tibi in hac cerei oblatione sollemni,
per ministrorum manus
de operibus apum, sacrosancta reddit Ecclesia.
Sed iam columnae huius praeconia novimus,
quam in honorem Dei rutilans ignis accendit.
Qui, licet sit divisus in partes,
mutuati tamen luminis detrimenta non novit.
Alitur enim liquantibus ceris,
quas in substantiam pretiosae huius lampadis
apis mater eduxit.
O vere beata nox,
in qua terrenis caelestia, humanis divina iunguntur!
Oramus ergo te, Domine,
ut cereus iste in honorem tui nominis consecratus,
ad noctis huius caliginem destruendam,
indeficiens perseveret.
Et in odorem suavitatis acceptus,
supernis luminaribus misceatur.
Flammas eius lucifer matutinus inveniat:
Ille, inquam, lucifer, qui nescit occasum:
Christus Filius tuus,
qui, regressus ab inferis, humano generi serenus illuxit,
et tecum vivit et regnat in saecula saeculorum.
Resp. Amen.
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