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Dalla prosodia alla musica strumentale: una sfida compositiva

in Lorenzo Cardilli, Stefano Lombardi Vallauri (a cura di), L’arte orale. Poesia, musica, performance. Accademia University Press, Torino 2020.

Dalla prosodia alla musica strumentale: una sfida compositiva, ci conduce in una zona liminare dell’oralità. Ma in questo caso non è la materia vocale a espandere la propria giurisdizione mediante strumenti estranei, al contrario è la materia estranea ad appropriarsi delle qualità della voce.

L’autore del capitolo, Fabio Cifariello Ciardi, come compositore sta esplorando da anni le possibilità di imitazione della voce, segnatamente del parlato, mediante le risorse dell’organico strumentale. Qui, sulla base della competenza e del magistero acquisiti nella pratica, ci offre un’articolata rassegna storica e tipologica che comprende oltre alle proprie anche tutte le prove di decine di altri compositori che in varia maniera hanno raccolto nel tempo la stessa “sfida”. Giustamente la chiama così, nel senso che non è un traguardo che si possa propriamente raggiungere: gli strumenti, anche un insieme ricco e variegato come l’orchestra, in qualsiasi combinazione e con qualsiasi accorgimento, non sono in grado di imitare perfettamente il timbro (lo spettro e l’envelope) dei fonemi linguistici, le inflessioni diastematiche della prosodia, il ritmo ametrico del parlato. Lo impediscono difficoltà e ostacoli di vario ordine, sul piano della descrizione e trascrizione prima ancora che sul piano della riproduzione, che Cifariello Ciardi analizza e spiega accuratamente.

D’altronde la verità è che la mira poetica sottesa a questi sforzi non è presumibilmente quella di un’imitazione impeccabile, assolutamente indistinguibile dall’originale (di nuovo, come sopra, il gioco non varrebbe la candela, ma per la ragione esattamente opposta). Piuttosto, la «ri-sintesi strumentale del parlato» aspira, per via sottilmente differenziale, mediante lo scarto rivelatore, a dirci qualcosa di nuovo e sorprendente sul più familiare dei suoni, su qualcosa che ci illudiamo di conoscere al punto da trovarlo perfino banale, mentre in realtà è una forma sonora dalla ricchezza (anche estetica) inesauribile.

(Stefano Lombardi Vallauri, pp. XXXII-XXXIII
in Lorenzo Cardilli, Stefano Lombardi Vallauri (a cura di),
L’arte orale. Poesia, musica, performance. Accademia University Press, Torino 2020.)

L’arte orale. Poesia, musica, performance

Trasversalmente, arte orale è ogni genere artistico che faccia uso della voce: antico o moderno; occidentale o extraoccidentale; popolare o autoriale; non scritto (nell’accezione consolidata della “tradizione orale”) oppure anche scritto; non mediato oppure mediato dalla tecnologia audiovisiva; in tempo reale o differito; in loco o a distanza; linguistico o anche non linguistico; genere puro (poesia, vocalizzo extraverbale) o misto (teatro, melologo, canzone).
E in generale è forma significante ma insieme anche materiale presenza, sonora e corporea.
Questo volume raccoglie gli atti di un convegno svoltosi nel maggio 2019 presso l’Università IULM di Milano, che alle ordinarie sessioni accademiche affiancava anche “sessioni performative” artistiche. La prospettiva è necessariamente interdisciplinare: l’oralità è trattata come l’elemento comune che caratterizza arti diverse quali la poesia, la musica e il teatro, nonché le loro storiche commistioni (ad esempio il canto epico, la poesia lirica), fino a fenomeni contemporanei come il rap, il poetry slam, la vocal performance art.