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Edison Studio – Recensioni

Nov , 23
Edison Studio – Recensioni

EDISON STUDIO

Edison Studio è un collettivo di compositori fondato nel 1993 da Mauro Cardi, Luigi Ceccarelli, Fabio Cifariello Ciardi e Alessandro Cipriani con l’intento di unire le personali capacità creative e produttive per la realizzazione di opere musicali in relazione alle arti visive e attraverso la performance live.

scrivono di noi

Nessuno dei suoni uditi nella “live computer soundtrack” di Edison Studio appartiene alle nostre percezioni comuni e questo si sposa alla perfezione con il radicalismo sonoro di un gruppo di musicisti operante nel XXI secolo, scavalcando così il problema filologico e quello dell’illustrazione. […] un’interpretazione, capace di sconfinare oltre gli pseudo generi del falso dualismo musica/rumore per cogliere una nuova essenza audio visiva.

(Sergio Miceli – Accademia Chigiana di Siena, in Edison Studio. Il silent film e l’elettronica in relazione intermediale, AA. VV, 2015)

 

i fenomeni di associazione fra il mondo della musica elettronica ed il cinema hanno visto una applicazione quasi sempre automatica, assegnando cioè funzioni e significati assolutamente predefiniti. L’operazione effettuata dall’Edison Studio sembra invece indirizzata verso obiettivi esattamente all’opposto […] L’elettronica rappresenta la possibilità di esplorare nuove frontiere di significazione mediante la sovrapposizione all’immagine. […] Il lavoro dell’Edison Studio opera una paziente azione di sorpresa, di volta in volta procurata da sincronizzazione rumoristiche, elaborazioni solo allusive, o vere e proprie sostituzioni di eventi sonori, che ingannano di volta in volta lo spettatore e rendono assolutamente personale la narra zione degli eventi.

(Marco Russo – Università degli Studi Trento , in Edison Studio. Il silent film e l’elettronica in relazione intermediale , AA. VV, 2015 )

 

[Della Corazzata Potemkin] esiste una colonna sonora d’epoca […], ma quella di Edison Studio è operazione molto diversa nei termini, per l’utilizzo dell’elettronica e la scelta di dare ritmo e colore al film ricreandone anche i rumori, le voci, gli scatti e le pulsioni. Tutto ciò finisce col ribadire la verità avvincente del capolavoro di Eizenstejn.

(Stefano Valanzuolo, Il Mattino , 29 ottobre 2017)

 

Si poteva pensare a un’altra colonna sonora concepita secondo i criteri e le idee che circolano nella musica «sperimentale» (multiforme) di oggi e che nello stesso tempo realizzasse una sonorizzazione di gran parte del film? Al punto di farci assistere a un film sonoro in lingua originale con sotto titoli italiani? Si poteva e Edison Studio ha compiuto l’impresa. Ingaggiati due attori russi, catturate le loro voci su testi ricavati dalle didascalie russe originali, moltiplicate le voci al computer per le scene corali. Ecco una vera e propria «nuova» Potëmkin. Si sente l’orrido sadico comandante della nave urlare le sue invettive e i suoi ordini di condanna a morte dei marinai che rifiutano di mangiare la carne avariata. Si sente Vakulinchuk, il marinaio c he guida l’ammutinamento, incitare i suoi compagni. Vakulinchuk che finisce ucciso e, a terra, davanti al porto di Odessa, viene celebrato come l’eroe della rivoluzione. Si sentono ritmati i passi del plotone di esecuzione (che non sparerà) sul ponte della nave e delle guardie zariste che fanno strage di folla sulla scalinata. Forse i puristi avranno da ridire. Ma il gusto di Edison Studio è perfetto e il fascino di questa visione è sconvolgente. E la musica? Quella elettroacustica che c’è oltre gli effetti sonori, peraltro molto musicali, delle azioni compiute nel film? Di altissimo livello. Batteria, chitarra elettrica, contrabbasso, balafon, lastre di metallo e trattamenti digitali di suoni registrati. Splendide sequenze percussive free, qualche reminiscenza glitch e un’inventiva incredibile nel frenetico «continuum frastagliato» delle scene dove sulla Potëmkin autogestita si prepara la battaglia contro la flotta zarista.

(Mario Gamba, Il Manifesto – ALIAS , 13 gennaio 2018)

Connessa a un’arte prettamente collettiva come il cinema, assume rilievo la “musica a otto mani!” di Edi son Studio, diversa dall’improvvisazione e neppure limitata all’assemblaggio di parti distinte, ma collettiva capillarmente e di continuo corretta nel confronto reciproco. […] A un appassionato del “lavoro di gruppo” come chi scrive questo appare davvero, al giorno d’oggi, in felice controtendenza. Così come il cortocircuito tra il futuro (la sperimentazione elettronica) e il passato (il restauro delle origini) sembra proprio taglia r fuori il nostro asfittico e degradato presente. […] Non è davvero poco, in un’epoca di prodotti artistici che stimolano l’utente solo sul piano immediatamente emotivo.

(Francesco Muzzioli, L’Immaginazione , 23 ottobre 2018)

[…] la risonanza dei materiali degli oggetti protagonisti di alcune storiche inquadrature [della Corazzata Potemkin] […] l’echeggiare dei metalli dagli ingranaggi […] e sulla celebre scalinata di Odessa una pioggia di suoni intervallata da silenzi che hanno dimostrato anche ai meno attenti quanto la musica non sia fatta solo da suono […]

(A. Benvenuto, www.exibart.com , 1 novembre 2017)

Illustrazione e allucinazione, come deve essere, transitano l’una nell’altra nel lavoro di Edison. Suoni d’ambiente che costituiscono un tessuto sonoro non “sopra” l’immagine, ma nell’immagine e per l’immagine. Producono una dimensione volumetrica, senza tradire o stordire il racconto, che è ricerca non solo della terza dimensione, ma arriva a sfiorare la consistenza di una sfera che ingloba l’immagine in quanto tale, lo schermo come supporto, il gruppo musicale “ in buca”, l’ascolto come cavea: in una parola, a pieno titolo la performance del circuito estetico Rodolfi/Edison.

(Flavio De Bernardinis – Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, in Edison Studio. Il silent film e l’elettronica in relazione intermediale , AA. VV, 2015)

Sembra proprio che la relazione di Edison Studio con il cinema si stia sviluppando all’insegna della unicità, della originalità, della irripetibilità. […] sono vere e proprie “colonne sonore” nel senso che le partiture includono non solo il “suono organizzato”, ma anche i materiali extra musicali (quelli che riduttivamente si potrebbero definire “effetti sonori”) e persino i materiali verbali generati dai dialoghi “immaginari”. Tre livelli diversi, dunque, di elaborazione sonora che però sembrano regolati, all’ascolto, da un unico “algoritmo” di partenza o per meglio dire da un unico modello compositivo.

(Guido Barbieri – Rai Radio Tre, in Edison Studio. Il silent film e l’elettronica in relazione intermediale , AA. VV, 2015)

Il lavoro […] riesce a creare un’eterna atmosfera d’attesa immergendo lo spettatore in un paesag gio sonoro grottesco ed inquietante. I suoni e i rumori spingono al limite il rapporto che li lega al rispettivo visivo, facendosi spesso beffa della loro potenziale funzione referenziale. […] intelligente è la scelta di rendere il parlato distorto e incomprensibile, evidenziandone l’impossibilità di recuperare un linguaggio perduto, un mondo di voci intrappolate per sempre in una striscia di celluloide.

(Anna Rispoli, presidente della Giuria di Hk5 rimusicazioni film Festival – Bolzano)

Il risultato è sorprendente: una fusione di suoni artificiali, secca rumoristica, deformazione della voce umana (capovolgendone creativamente l’assenza dal cinema muto) campionature di frammenti musicali, reinvenzioni oniriche […] Ed è stato davvero un modo bello e originale pe r riscoprire un capolavoro. Ottimo successo.

(Elisabetta Torselli, giornaledellamusica.it , 2014)

Dal capolavoro di Bulwer Lytton, si legge nel primo quadro. E poi Pompei e le sue strade prendono vita e si rianimano di suoni, il mormorio elettronico, il brusio gorgogliante che dai computer degli Edison restituisce realtà al film. Voci senza parole, suoni per le emozioni di ogni personaggio, gorgoglìi acquosi per una pozione d’amore in realtà venefica, il dramma e la comicità, anche involontaria degli attori paludati e imparruccati che in peplo rivivono una Pompei di cartone, piena di donne svenevoli e di scene neoclassiche e art pompière. La strega che abita sul Vesuvio ricorda per un attimo Amelia (la strega che ammalia) e le arene c oi gladiatori risuonano della vittoria dello scudetto della Roma, trombe incluse. E’ un lavoro incantevole, questo di sonorizzare un film dando anima alle cose morte e suono a ciò che non può essere doppiato o commentato, un’idea geniale. La cieca Nidia, che attraversa la scena oscillante, come una sonnambula o una mummia, l’occhio riverso, l’andamento incerto, colpisce Ida e la spaventa. Dell’eruzione, anche qui, fino a quando non si verifica, nessuno ha alcun sospetto. E quando il fumo sale e tutto bruci a, Nidia porta in salvo l’uomo che ama, ma che deve cedere a un’altra, e li lascia fuggire in nave (eccola, la salvezza per le acque che in realtà non ci fu: ma Bulwer Lytton non sapeva che ottant’anni dopo gli scheletri dei rifugiati nel porto di Ercolano sarebbero stati ritrovati, i denti esplosi dal calore, il sangue bollito, anime che non avrebbero mai preso il largo) mentre lei, romantica eroina, si suicida in mare. […] .

(Antonella Cilento, Il Mattino, agosto 2006)

…Ne è risultato un lavoro assai suggestivo, con una amplificazione degli effetti drammatici e una sapiente miscela di suoni che assecondavano la scena ed altri astratti in sinergia con l’ambientazione espressiva. Il tutto a sottolineare il carattere drammaturgicamente teatralizzante dell’opera filmica. Una rivisitazione… che ha reso “Il gabinetto del Dr. Caligari” qualcosa d’altro, attualizzandone, al tempo stesso, il violento contenuto irreale, furi dal tempo.

(Aldo Mattina il Giornale di Sicilia , 3 ottobre 2004) […]

Anzi ci sembra che non si possa più compiutamente visionare l’opera senza questa “colonna sonora” fattaci ascoltare dai quattro componenti di Edison Studio…dando vita ad un lavoro d’insieme tanto complesso quanto riuscito, non foss’altro che per la sua immediata percettibilità, che dà ulteriore “sprint” ad un capolavoro che non appartiene ad un’archeologia per addetti ai lavori, ma vive miracolosamente in una interezza di attualità….”

(Niny Ganguzza La Sicilia , 4 ottobre 2004)

“A visually stunning film with powerful expressionist imagery, the music composed and performed by Luigi Ceccarelli, Fabio Cifariello Ciardi, Alessandro Cipriani and Mauro Cardi provided a compelling accompaniment to this silent classic. Richly layered and aggressively beautiful, this is truly a marvelous and masterly piece of work”.

(David Kim – Boyle, Computer Music Journal , 2004, MIT Press)

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