installazione per pianoforte ed eccitatori di vibrazione
durata: indefinita
produzione Edison Studio
“Un pianoforte senza pianista cosa fa?
Aspetta, medita, evoca, semplicemente sta?
E dell’uomo ha nostalgia?
Forse l’assenza dell’uomo non è che la nostalgia ch’egli ha di se stesso.
Del suono, del timbro, del tono. …
(da Bianco Nero Piano Forte)
Installazioni di “Aura in Visibile.2”
come parte di Bianco Nero Piano Forte
17 giu – 27 Lug 2009 – Ravenna, Ravenna Festival, Sala dantesca della Biblioteca Classense
29 Set 2010 – 13 Gen 2011 – Roma, Ingresso della sede RAI via Asiago 3
17 – 26 mag 2019 Milano, Palazzo Reale, Sala delle otto colonne – 17 – 26 maggio 2019 (nell’ambito di Piano city)
come Installazione indipendente
24 Sett – 3 Ott 2011 – Venezia, Biennale Musica, ingresso di Ca’ Giustinian
6 Ott 2019 – Conservatorio “O. Respighi”di Latina , Festival Le Forma del Suono
Il pianoforte, eletto così a protagonista, più che essere da noi osservato, ci osserva. Implacabile, nero, lucido, teso. E anche concretamente presente, adagiato sul fianco, spoglio, a far cantare le sue corde, stimolato da leggere vibrazioni elettromeccaniche”.
Tratta dal progetto Bianco Nero Piano Forte, realizzato con la scrittrice Mara Cantoni e i fotografi Roberto Masotti e Silvia Lelli, la nuova installazione di Luigi Ceccarelli, Aura in Visibile.2, mette al centro dello spazio e della riflessione un pianoforte a coda – rigorosamente senza pianista – che, sollecitato da eccitatori meccanici, progettati dal compositore e controllati tramite computer, ne scoprono una voce inedita.
Nel pianoforte, infatti, Ceccarelli vede una macchina perfetta, ma costruita per rispondere alle esigenze compositive dell’800 e del primo ‘900, quando occorreva sviluppare i rapporti armonici e melodici.Mettendolo al centro di uno spazio, solitario, di traverso e con il coperchio della tastiera chiuso, Ceccarelli ne invalida la tradizionale funzione, ne fa “una macchina spenta” – come dichiara egli stesso – ma solo per reinventarlo. E prosegue: “La più perfetta macchina meccanica costruita per la musica è un
insieme di corde tese su di un telaio e pronte a vibrare al minimo tocco dei martelletti.
Il pianoforte così collocato nel Portego di Ca’ Giustinian, sede della Biennale, diventa un ambiente sonoro in cui la musica sarà generata dal vivo, ma non in modo tradizionale, bensì da una sequenza di vibrazioni sinusoidali che dal computer passano ai vibratori meccanici e da questi alle corde del pianoforte.Una fusione di legno e metallo che la tavola armonica trasforma in suono. E la tastiera è una sofisticata interfaccia meccanica che trasmette
le più sottili sfumature della pressione delle dita alle corde. La teoria scientifica apparentemente non lascia scampo: tanto più una macchina è complessa, tanto più è perfetta nell’assolvere il suo compito, tanto più è difficile adattarla ai cambiamenti. E allora inevitabilmente invecchia.
E invece non è così. La limitazione non è nella macchina, è nella mente di chi la usa. Tutt’al più non è nel pianoforte in sé, ma nel concetto di tastiera, rigida regolatrice del timbro che limita il suono a rigide melodie e armonie temperate.
Una barriera asettica che impedisce il contatto fisico tra gesto e suono. I pianisti, da sempre, suonano una scatola senza sapere nulla del suo contenuto. Nella nostra epoca la musica ha liberato il pianoforte dai suoi limiti: i musicisti hanno scoperto che il contatto fisico con le corde apre un mondo nuovo di suoni possibili, affascinanti e molto diversi dai precedenti. Il pianoforte per reinventarsi ha dovuto ripudiare quella tastiera che aveva fatto la sua fortuna nell’epoca classica e romantica”.
Luigi Ceccarelli
Recensioni
Di cose ne succedono alla Biennale Musica n. 55. Nello stentato affollarsi di opere tediose e scolastiche. Certo, bisogna saper cercare. Ecco un continuum sonoro con dentro ininterrotte variazioni molecolari, le due corde stimolate dagli eccitatori di vibrazioni, da questi dispositivi tecnologici, reagiscono con simpatia, ed è una simpatia espansa perchè anche le altre corde, non collegate direttamente, reagiscono e partecipano. Sono le corde di un pianoforte adagiato nell’ingresso di ca’ Giustinian, ventre aperto e nient’altro. E chi ha pensato di eccitare quelle corde è un compositore di gran classe e inventiva che si chiama Luigi Ceccarelli. Il lavoro si chiama Aura in Visibile.2.
Il bello è che in certi momenti questo flusso di suono tenuto, un po’ ruvido ma con un che di dolce e malinconico, viene aggredito da vibrazioni forti e brevi, modulate a loro volta in una sorta di itinerario melodico. Poi il suono (ma sono più suoni unificati) diventa un cupo morbido e “pulito” suono sul grave assoluto, e sempre c’è questa aura di struggimento, di proiezione intensa/dolorosa sullo spazio interno/esterno. Gran bel pezzo che rientra a buon diritto nel novero della musica elettronica, artificiale, anche se si vede un vecchio pianoforte che suona per conto suo.
Mario Gamba – Il Manifesto – 30 settembre 2011