01 / 01
Luigi Ceccarelli

Opere

Hey Dude, let’s stick around a bit longer this time [2008]

per violino elettrico, live electronics e suoni elaborati al computer
interpreti: Diego Conti - violino elettrico a 5 corde

musica per lo spettacolo di danza di Francesco Scavetta

regia del suono e live electronics Luigi Ceccarelli
violino elettrico Diego Conti
diffusione surround 5.1
produzione musicale Edison Studio

coreografia e drammaturgia Francesco Scavetta

danzatori
Gry Kipperberg, Sissel Bjørkli,
Sittibancha Bamphen, Christine Kjellberg

light Design Stefano Stacchini
Costumi Birgitte Lie
Scene Francesco Scavetta/Birgitte Lie
Producer Gry Kipperberg
durata 75′

Commissione Dansens Hus, Norway
produzione compagnia Wee/Francesco Scavetta
co-produzione: Dansens Hus, Norway, Edison Studio
in collaborazione con: Eclectica 2005 (Estonia),
Zo centro culture contemporanee,
Teatro Comunale di Cagli/ Teatro Petrella di Longiano

rappresentazioni

4 Sett 04 – Tartu (Estonia) Festival Eclectica 95 (anteprima)
22 sett 05 – Oslo (Norvegia), Khio (Kunsthøgskolen) CODA Festival
22-30 Sett, 1-2 0tt 05 – Oslo (Nor), Khio (Kunsthøgskolen), Coda Festival
27 Gen 08 – Rubiera (Mo), Teatro Herberia
30 Gen 08 – Ferrara, Teatro Comunale, Stagione
3 Feb 08  – Roma, Teatro Valle
2 Feb 08 – Dogana (Rep. San Marino), Teatro Nuovo, Stagione

LC_IMG_1077

LC_IMG_1135

LC_IMG_1109

Hey dude, let’s stick around a bit longer this time si confronta con i temi dell’epifania e del paradosso, interrogandosi sulla nostra percezione della quotidianità con umoristica incredulità.
Black humour, una buona dose di crudeltà e una collezione di video games: con empatia e sorpresa, giocando con cliché narrativi, la piece si interroga sull’identità giovanile, attraverso uno sguardo disincantato e volutamente adolescenziale, impregnato di cultura pop e di senso di noia.
Non cercando mai di sfuggire alle nostre biografie, e parlando in qualche modo di noi stessi, regrediamo alla nostra adolescenza, trasfigurandola attraverso l’esperienza dell’oggi, di un mondo che vive sempre di spazi virtuali, come i blog in rete, dove ci si cerca e ci si confessa, pur non conoscendosi.

Lo spettacolo prende forma in un paesaggio naturale, una sorta di spiaggia, dal fondo irregolare, quasi la ricostruzione di un esterno in un teatro di posa. un altrove, poetico dove la presenza della sabbia è vissuta come elemento naturale, sinestetico e malleabile, catalizzatore di associazioni e di memorie, ma allo stesso tempo, luogo concettuale, profondamente artificiale, che consapevole metafora della finzione.

Nel confronto fisico con l’instabilità, dovuto all’irregolarità del fondo del terreno, la sabbia mette in gioco la necessità. La necessità di accettare la fragilità
e il non controllo, generando una sorta di “verità” del movimento. La vulnerabilità dell’equilibrio, innescando intuizioni fisiche, è trasformata in stimolo creativo, alla ricerca di un movimento fluido e disarticolato, che includa il gesto quotidiano.
La struttura narrativa mescola referenze legate a film, sitcoms e videogames ad una ricerca di una drammaturgia dove lo sviluppo narrativo è costantemente frammentato e si svolge su più piani di realtà. L’ordine non cronologico, in cui è ricostruita l’azione, innesca nello spettatore un personale percorso associativo ed emozionale, di riconoscimento e sorpresa.

Il nuovo spettacolo della compagnia Wee, vede continuare una fertile collaborazione tra il coreografo Francesco Scavetta e il compositore Luigi
Ceccarelli, collaborazione iniziata con lo spettacolo live* che, commissionato dalla Biennale di Venezia, è stato, in seguito, premiato al Concorso Internazionale di Musica Elettro-acustica di Bourges, e presentato in tournée in Italia, Norvegia, Austria, Francia, Venezuela ed Estonia.

La musica ha come elemento fondamentale l’elaborazione digitale del violino elettrico suonato dal vivo da Diego Conti, che diviene un multiforme generatore di nuove sonorità, allo stesso tempo arcaiche ed elettroniche. Ad esso si aggiungono i suoni della scena e dei video, naturali o sintetici, che vengono anch’essi rielaborati e riproposti come fossero filtrati dalla percezione dei personaggi.
Il risultato è un mix di danza, testo e musica elettronica, che, attraverso la prossimità nella visione, crea empatia e, allo stesso tempo, nella costante decostruzione della struttura narrativa, spaesamento.

Hey dude, let’s stick around a bit longer this time inaugura un nuovo ciclo di spettacoli che Wee dedica all’investigazione del concetto di consapevolezza, con una particolare curiosità sul come i differenti livelli di comunicazione – visuale, sonora e, in generale, sinestetica – si sedimentino nella nostra percezione.

La consapevolezza è solo la cima di un iceberg mentale.

LC_DudeCartolina2

Edison Studio - Privacy policy © EdisonStudio 2020.
All Rights Reserved.