testi Nevio Spadoni
drammaturgia e regia Elena Bucci
Luigi Ceccarelli regia del suono e arrangiamenti da Berlioz, Liszt e Schumann
per voci, violino elettrico e suoni elettronici
diffusione surround 4.1
interpreti
Chiara Muti – Teresa, Elena Bucci – Lord Byron
violino elettrico Diego Conti
durata: 60′
produzione Ravenna Festival, Edisonstudio-Roma
rappresentato il 26 giugno 2005 – Ravenna, Ravenna Festival, chiostro della Biblioteca Classense
foto Maurizio Montanari per gentile concessione del Ravenna Festival
Innumerevoli sono i grandi compositori romantici, ma anche del primo novecento, che hanno preso spunto dai testi di Lord Byron e dai personaggi dei suoi poemi per la realizzazione di musiche del genere più vario: dal lied all’opera, dal poema sinfonico alla sonata. Non è troppo azzardato affermare che la storia della letteratura e della musica, ma forse di tutta la cultura europea degli ultimi due secoli, deve gran parte della sua carica innovativa prima alla forza vitale e dirompente del romanticismo e in seguito ai tentativi di rinnegarlo.
Per la realizzazione di questo lavoro si è ritenuto fondamentale partire dalla musica dedicata all’opera di Byron, che riporta al clima dello spirito di quei tempi, per riproporla in un’elaborazione tipica della musica di oggi a dimostrazione che la cultura contemporanea si è ormai definitivamente emancipata dalla cultura romantica e che, al pari di
ogni periodo storicizzato, ora può confrontarsi con essa senza fraintendimenti stilistici.
La musica di “Byron e Teresa” è stata realizzata rielaborando tre notissime composizioni di altrettanti compositori dell’800 ispirate a celeberrimi eroi byroniani: – Il poema sinfonico “Aroldo in Italia” (1834) di Hector Berlioz per viola concertante e orchestra di cui sono utilizzati il quarto tempo e la parte melodica della viola del secondo tempo, suonata dal vivo da Diego Conti con un violino elettrico a cinque corde. – “Mazeppa” (1854) di Franz Liszt nella doppia versione per pianoforte (quarto degli studi trascendentali), e successivamente orchestrato dallo stesso Liszt come poema sinfonico. – “Manfred” (1849) di Robert Schumann, pezzo sinfonico scritto per l’omonimo poema drammatico di Byron di cui è però presente solo una breve parte iniziale.
Le tre composizioni sono state digitalizzate e de-strutturate con software di elaborazione e di editing del suono. I materiali ottenuti sono stati rielaborati e ricomposti, mantenendo intatte le componenti armoniche e melodiche degli originali ma aumentandone le caratteristiche timbriche e polifoniche, grazie alla tecnologia digitale intesa come superamento dei limiti tecnico-espressivi dell’esecuzione strumentale tradizionale. Le operazioni di elaborazione hanno consentito una reinvenzione della forma musicale adattata al nuovo testo di Nevio Spadoni e alla recitazione delle due attrici.
Il suono di quest’opera non è inteso come commento musicale della vicenda, ma vuole ricostruire intorno ai personaggi uno spazio acustico che contrappone in alternanza il tempo del ricordo – emozionale e intimo – al tempo presente – concreto e teso alla comunicazione -.
L. C.