musica e spazio sonoro – Luigi Ceccarelli
luci e spazio scenico – Vincent Longuemare
testi – Nazim Comunale
John De Leo – voce
Luigi Ceccarelli – Live electronics
diffusione audio surround 7.1.4
durata 41′
commissione Fondazione i Teatri – Reggio Emilia
prima esecuzione:
Reggio Emilia, 9 e 10 novembre 2024
Teatro Ariosto – i Teatri di Reggio Emilia
FESTIVAL APERTO
Uno spazio virtuale unico e cangiante in grado di accogliere suoni, visioni, performer e pubblico in un ambiente concepito ad hoc.
Studio per una Pratica dell’Estasi è nato dalla ricerca di come il suono sia rivelatore della spiritualità umana in senso totalmente laico, al di là di ogni religione. È anche la ricerca del suono primordiale, della possibilità incontaminata di comunicare oltre le convenzioni e i generi.
Il canto gregoriano e il canto tibetano sono il punto di partenza delle musiche. I canti originali sono stati rielaborati nella forma di una nuova composizione elettroacustica che usa le nuove tecnologie per la rielaborazione del suono, superando i limiti dell’esecuzione vocale e strumentale. Anche se la natura di canto rimane sempre riconoscibile, e anzi si amplifica nei riverberi e nel trattamento digitale.
La possibilità di modificare artificialmente i parametri del suono (riverberazione, dinamica, durate temporali) ci ha permesso di far coesistere nello stesso ambiente acustico i due universi musicali, cosa altrimenti impossibile. A essi si unisce, unica presenza live, la voce di John De Leo le cui straordinarie doti espressive e tecniche estese, vengono integrate e al tempo stesso enfatizzate nell’organismo complessivo, anche attraverso elaborazioni e spazializzazioni.
Abbiamo creato uno spazio virtuale unico e cangiante in grado di accogliere suoni, visioni, performer e pubblico in un ambiente concepito ad hoc. L’affascinante spazialità delle voci crea in questa installazione una dimensione sonora e visiva astratta, a favore di una percezione onnisensoriale. Il suono diffuso a 360 gradi immerge completamente il pubblico nel flusso acustico. La luce è una presenza fondamentale e attiva, un segno che viene dall’esterno, chiaro ed essenziale».
testi
La bellezza intatta del mondo
La bellezza intatta del mondo
sta nella devozione del monaco
che medita nella grotta,
nell’estasi della sua sofferenza,
nel frastuono celeste.
La bellezza intatta del mondo
sta nei figli di altre diaspore,
nella vertigine della storia,
nella sfortuna, nella memoria.
Mondo, vienimi addosso lento:
sottrai il lampo alle ansie del calendario,
mostrami la foto, la fine, la fauna.
E in quest’ora a forma di diario
se la luce si accanisce in capriole
vienimi addosso, mondo,
intona un tempo, tieni il canto.
Perché la bellezza intatta del mondo
è un dio esile quanto un dito di bimbo,
Venezia che non esiste,
un cane zoppo, giocattoli rotti.
Altra gioia, dove la metti?
E se gli uccelli sanno
dove finisce la collera del mare
la bellezza intatta del mondo
sta nell’alfabeto della foresta,
nelle strade nostre ripide,
nel tuo viso che fa prologo, tempesta.
Con le dita del mio sguardo imperfetto
ti sfioro, mondo,
e per la tregua di un più largo respiro
sono semplice e puro come ieri.
Mondo, vienimi addosso lento:
sottrai il tempo alle ansie del calendario,
mostrami la foto, la fine, la fauna.
Meiktila Loop
Poiché nulla potrò sui tuoi Buddha
contrariati e monumentali
e sul tuo modo
di stare in Venere lentamente
arrendersi al canto sarà facile,
arrendersi alle leggi del respiro
sarà l’unica vertigine possibile.
E se all’uomo bastarono i sandali,
il libro e il lago, la vastità sarà
il luogo dove dimenticare
le tempeste occidentali.
E allora la smorfia delle statue
sarà una formica sulla mappa,
sarà il solletico di un dio
minimo e indisponente,
un delirio luminoso, esatto
in un mantra di immagini ricorsive.
La sospensione delle ansie didascaliche
durerà soltanto un attimo
e abbozzi di sonno eterno.
Poiché nulla potrò sui tuoi Buddha
contrariati e monumentali
arrendersi al canto sarà facile,
arrendersi alla legge del respiro
sarà l’unica vertigine.
Conosco il silenzio da cui arriverai
Conosco il silenzio da cui arriverai,
so le ombre della vita disattesa
in cui ti nascondi.
La fauna del fondo dove tornerai.
Le virgole sono la norma del vostro respiro:
io inciampo tra l’attrazione gravitazionale
e il desiderio di una vita acquatica.
Al cuore, miro.
Un’esistenza immobile, acrobatica.
Così alzo la testa,
proprio come facevo ieri.
Gesti minimi, pruriti di nulla.
Ali, alibi, bolla.
Ho raggiunto un posto dove non arrivano
nemmeno le parole.
Non ricordo come sono arrivato qui.
Allungo le braccia, pugni chiusi.
Poi apro le mani,
distendo le braccia all’indietro,
mi tocco le scapole.
Mimo movimenti ancestrali,
epoche trapassate.
Poi ripeto.
Bugie da mammiferi.
Dita, vibrisse, gasteropodi.
Cicli vitali. Segnali.
Cetacei, sirene. Falene.
Cieli celibi, intatti, divisi.
Dettagli e apocalisse.
Allungo le braccia.
Poi apro le mani,
pugni chiusi.
Distendo le braccia all’indietro,
mi tocco le scapole,
muovo la coda,
lingua, spada.
Mimo movimenti ancestrali.
Poi ripeto….