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Luigi Ceccarelli

Opere

Vuoto Con Memoria [2017]

Il tempo sospeso di Palazzo San Giacomo

video-installazione di Silvia Lelli
musiche e sound design di Luigi Ceccarelli

con la partecipazione di Alessandra Novaga

Ravenna, MAR – Museo d’arte della città di Ravenna, Via di Roma 13
Il Festival al MAR – Ravenna Festival

19 maggio – 11 luglio
(ogni giorno tranne il lunedì) dalle 9.00 alle 18.00

Vuoto, assenza, silenzio, tempo sospeso, non-luogo, rovina, scheletro. Rimangono parole a disposizione per descrivere e definire, ma come spesso accade, fotografie e filmati riescono nell’impresa più direttamente. Non contengono azione, questi spazi, non vita o funzione evidente. È una struttura che sopravvive per via di qualche cura, il cui fascino non è del tutto chiaro, neanche a chi lo subisce. Gli spazi contengono luce, anche se è perlopiù ombra, e suono, che è come rappreso, più polveroso del luogo stesso.

C’è un silenzio perenne che non è memoria del passato. Quella è andata con tutto il resto, ed è contrappuntato da frammenti del paesaggio sonoro esterno. Aprendo porte e finestre si mettono in comunicazione interno ed esterno, in bella evidenza. Anche all’esterno non c’è un granché, c’è la campagna, un lungo viale di accesso, un argine, campi. È una sorta di vuoto anche quello ma in diversa sospensione. Il volume architettonico del palazzo, mutilato di parti, è imponente ed è lì davanti a tutti.

Se non fosse stato per un concerto, Palazzo San Giacomo sarebbe rimasto una curiosità di quelle che non si soddisfano mai. Sarebbe rimasto un frammento di paesaggio percepito dall’auto,

in relativa velocità, su un fondale mosso e in fuga.
Lunga è stata l’attesa di quegli spazi che poi improvvisamente hanno riempito fotogrammi che volentieri e d’impulso ispirerebbero azione in luoghi che ne sono privi. È un andare oltre la fascinazione e il pittoresco dell’architettura in abbandono, oltre la commossa rimembranza di un grande passato di cui rimangono solo tracce, quelle.

Vuoto, con memoria, uno spazio liberato dalle passioni, dal quotidiano, dalla negatività dell’esistenza umana. Un limbo. Tenuto lontano dall’oggi. Ora è messo in dialogo e mostra la sua luce uscendo parzialmente e solo momentaneamente dall’ombra.

Spazio che ritorna puro stato, fondamenta, incrocio di muri, corridoi, soffitti, comunque evocativo di presenze evanescenti, in senso letterario e filmico, ancor più che derivanti dalla figurazione pittorica e fotografica. Interviene anche la bellezza dell’ascolto dello spazio interno (quasi un’introspezione) e dello spazio esterno( suoni e rumori della campagna e del lavoro). Sequenza di spazi, camere racchiuse fra muri ricchi di tracce, ma aperti come vasi comunicanti. Spazi monocolore privi di felicità e dolore pronti a proiettarci in un futuro che ci assicuri storia e oblio. La memoria del luogo la sento nei sussurri e nel baluginio di qualche luce. Ma in fondo è così vaga e flebile, non la vedo.

Silvia Lelli

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