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Luigi Ceccarelli

Pubblicazioni

Open Border LP e digital download

Open Border

Luigi Ceccarelli – live electronics, Hamid Drake – batteria e percussioni, Gianni Trovalusci – flauti, Ken Vandermark – sax e clarinetti

disponibile in Vinile 12″ e digital download – dal 23 marzo 2020
Catalytic Sound

Matering Bob Weston – Chicago Mastering Service Art di Fede Peñalva.
Live recording Luigi Ceccarelli
Prodotto da Area Sismica e Ken Vandermark
La copertina dell’LP include anche il codice download per lo streaming illimitato di Open Border tramite l’app gratuita Bandcamp, oltre a download di alta qualità in MP3, FLAC e altro.

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Questo incontro per la prima volta è stato registrato durante un concerto nella Chiesa di San Giacomo – Complesso Museale San Domenico – Forlì, per l’Open Music Festival di Forlì il 14 ottobre 2018. La musica eseguita ha l’impatto di quel magnifico spazio e, come l’architettura è sia espansiva che estrema. Le configurazioni dei partecipanti si spostano dai passaggi dell’assolo al quartetto e le improvvisazioni si spostano tra pura trama e melodismo in evoluzione.

Luigi Ceccarelli, che lavora con l’elettronica dal 1970, non solo crea la sua incredibile rete di suoni, ma elabora anche la riproduzione degli altri musicisti in tempo reale. Hamid Drake, uno dei percussionisti più rispettati al mondo oggi, si addentra nel territorio libero qui, rendendo la registrazione un documento ancora più unico.

Le combinazioni di ance tra i flauti di Gianni Trovalusci e il clarinetto di Ken Vandermark e il sax tenore conferiscono al procedimento un carattere spaziale e dinamico unico, che viene informato dall’indagine di Trovalusci sul repertorio contemporaneo e la musica antica, insieme alla pluridecennale storia di Vandermark di collaborazione con musicisti da tutto il mondo.

La musica di Open Border sfida le convenzioni musicali e le linee di confine e si concentra sulla ricerca di un terreno creativo senza categorie. È una registrazione di musica improvvisata inventata ai massimi livelli, spontanea e senza tempo, energica e austera, sempre esaltante.

Recensioni

Tempo di vivere nel desiderio della ricerca

Ogni tanto la free improvisation radicale e la musica contemporanea di origine «dotta» radicale si incrociano e diventano la stessa cosa. Una musica del contemporaneo inteso come il tempo del vivere con il desiderio della ricerca, del piacere, della composizione di relazioni aperte. Un evento così c’è stato nell’ottobre 2018 al festival Forlì Open Music. L’ensemble riunito per l’occasione si chiamava Open Border (per l’appunto…).

E questo nome è anche il titolo dell’album che riproduce quel concerto.
Luigi Ceccarelli un compositore ben celebre nella «contemporanea» anti-dogmatica, all’elettronica fa un po’ il regista (re-inventore, inventore) della sessione completamente improvvisata.
Hamid Drake, un percussionista jazz amatissimo, gran virtuoso, seduttore pratico di avanguardie e di africanità, dispensa tocchi che farebbero l’invidia di Stockhausen.

Gianni Trovalusci, flautista che dalla neue musik passa volentieri alla free music (è partner preferito di Roscoe Mitchell), soffia in tubi di varia grandezza suoni lunghi e puntati che viaggiano nelle galassie. Ken Vandermark, sassofonista e clarinettista, sfoggia le sue migliori doti di jazzman ultra-free, dimentica Rollins a attinge a Ligeti. Buonissimo cocktail.
(Mario Gamba- Il Manifesto (https://ilmanifesto.it/edizione/il-manifesto-del-08-04-2020/)

Come aprire il sipario su un abisso siderale: Open Border, un confine aperto, mondi che non sappiamo eppure sono e suonano familiari e che torniamo a visitare con grande gioia nell’ascolto……

Questo quartetto stellare, assemblato proprio da Ariele Monti (deus ex machina del locale di Forlì [Area Sismica]), chiuse l’edizione di due anni fa con un live da brividi che ora (editato) diventa un vinile 12” (e download) per la Audiographic Records di Ken Vandermark, che produce il lavoro assieme ad Ariele Monti ed Area Sismica. Quanto ascoltammo dal vivo e risentiamo adesso su supporto fu il frutto saporito e proibito del primo incontro in assoluto tra questi pesi massimi: Ken Vandermark ai sassofoni ed Hamid Drake alla batteria a presidiare il lato avant-jazz del territorio, Gianni Trovalusci a flauti e tubi sonori (a cena poi la sera del concerto mi avrebbe raccontato che erano i tubi di una tenda… quando si dice il genio) a sondare le lande della contemporanea e Luigi Ceccarelli, che si rivela il vero stregone, a processare il suono degli altri tre in diretta, aggiungendo

scientifico delirio al delirio, luminosa confusione alla confusione.
Musica pagana e colta a braccetto nell’Iperuranio, silenzi densi e tesi, appostamenti, fughe, agguati, radure, fantasie arcaiche e proibite, lux aeterna, tamburi.

Grazie alle elettroniche astratte e puntualissime di Ceccarelli il suono si rifrange in pozzi senza fondo; la pioggia acustica di tenore, flauto e percussioni si fa iperreale, sogno in filigrana. Il clima a volte ricorda un Threadgill più ispido, poi ci sono esplosioni come in Interstellar Regions di Coltrane, con i live electronics ad aggiungere quarti di stranezza e di imprendibilità, ma ogni riferimento è vano perché la musica che ascoltiamo è per davvero nuova ed inaudita, da brividi. Trovalusci ai tubi sonori è uno sciamano in accademia, il sax tenore si tramuta in un violoncello, è il suono di una perenne metamorfosi, una crisalide free che spicca il volo come farfalla contemporanea.

La sensazione netta è che questo sia un incontro musicale importante, il seme di un frutto proibito e saporito, che nessun

Dio potrà impedirci di gustare. Un plauso dunque sincero a chi pensato a far incontrare questi suononauti nello spazio,
permettendoci di salpare con loro.

A tratti le orecchie si immaginano la musica dei pigmei suonata da Stockhausen, il cuore ascolta discorsi antichi e nuovissimi, segreti inafferrabili, gli occhi restano abbagliati da tanto monolitico, caleidoscopico nitore. Questa musica crea (e ha bisogno di) spazio: una lunga teoria di punti di fuga, un freddo che sa di galassia, di vento cosmico, di buchi neri, epifanie delicate e potentissime, suoni in perenne movimento, gravidi di domande, vaghi e narrabondi eppure saldi nella loro deriva, filosofica e orgiastica, inarrestabile, fluida, naturale come un respiro.

Musica che sembra la trascrizione in partitura di un libro di Nietzsche, spietata e maledettamente umana. Trentacinque minuti semplicemente strabilianti.

Nazim Comunale – The New Noise 11/04/2020

Se si pensa a Benedetto Croce che non accettava la distinzione di forme d’arte e di generi letterari affermando che le intuizioni sono infinite e non catalogabili in classi perché “organicamente connesse come tappe diverse e necessarie dello svolgimento dello Spirito”, non ci si sorprende se nel guazzabuglio odierno e nella diversità di proposte musicali, linguaggi e istanze poetiche capiti che lingue differenti possano trovare perfetta sintonia unendosi nella costruzione di opere inedite con coesa unità di forme e contenuti.
È il caso di “Open Border” che testimonia il concerto del 2018 per il Forlì Open Music

organizzato da Area Sismica, performance di un quartetto formato da alcuni dei più eminenti musicisti sperimentali in attività: da una parte i jazzisti Ken Vandermark (sax tenore e clarinetto) e Hamid Drake (batteria e percussioni) e dall’altra gli esponenti di musica dotta contemporanea Luigi Ceccarelli (elettroniche) e Gianni Trovalusci (flauti). Il disco oltrepassa la fase transitoria individuata a inizio ‘900 dal musicologo Giannotto Bastianelli, che ripescando intuizioni nicciane vedeva i passionali seguaci del dio Dionisos opporsi a quelli cerebrali del dio Hermes per arrivare a una auspicata mediazione di sintesi più avanzata e completa.

Così, lasciandosi andare a una totale improvvisazione (a parte qualche fugace punto di snodo prestabilito), la musica si dipana attraverso subitanee ingegnose accortezze, soffi, sospensioni, melopee, bordoni, sprazzi d’astrazione, coaguli di materia greve, periodi di puntillistico rumore, con Vandermark che ricorda Pharoah Sanders e Roscoe Mitchell e Trovalusci il Gazzelloni di Maderna, mentre Ceccarelli e Drake cuciono, aprono e chiudono le maglie con sapienza sartoriale. Sono solo trentacinque minuti di un unico brano, un condensato di graffiante bellezza.

Aldo Gianolio, Audio Review n.420 maggio-giugno 2020