durata totale: 1 ora circa
Still Blue (Homage to Derek Jarman) (1998-2000)
video Alessandro Cipriani, Silvia Di Domenico, Giulio Latini – musica Alessandro Cipriani
Games IV (2000)
video Silvia Di Domenico e Giulio Latini – musica Fabio Cifariello Ciardi
Altrove con il suo nome (2001-2007)
video Silvia Di Domenico e Giulio Latini – testi Pasquale Panella – musica Mauro Cardi
Tupac Amaru, la Deconquista, il Pachacuti (1997-2007)
video Giulio Latini – musica Luigi Ceccarelli su un poema di Gianni Toti
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I 4 video sono pubblicati in DVD
DVD Auditorium EdiLDC278 1139/40
Edison Studio
video Silvia di Domenico e Giulio Latini
musiche di Mauro Cardi, Luigi Ceccarelli, Fabio Cifariello Ciardi, Alessandro Cipriani
Coproduzione Edison Studio – Cemat – Auditorium Edizioni (Milano)
esecuzioni
11 nov 02 – Texas(USA), Merrill Ellis Intermedia Theater, CEMI, University of North Texas
9 giu 03 – Bourges (Fra),”Synthèse 2003″, 33e Festival International des Musiques et Créations Electroniques
25 mag 05 – Firenze (Ita), Ximmagine, staz.Leopolda, Tempo Reale
8 nov 06 – Roma, Federazione Cemat, Goethe Institut
23 ott 07 – Birmingham (UK), Recital Hall ore 15
27 set 08 – Rimini (Ita), Velvet Factory, 59.a Sacra Musicale Malatestiana
19-21 dic 08 – Roma (Ita),Invenzioni, Ex Mattatoio – Sala Concerti SPMT
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“Still Blue (Homage to Derek Jarman)”
Still Blue dedicato alla memoria di Derek Jarman, è in fondo la materializzazione di immagini interiori nate a contatto con il suo film Blue. La luce del video ha riflessi azzurri… un lento movimento di acqua… un corpo in un giardino subacqueo… la trasparenza, i volumi, la memoria, il perdersi dell’occhio dentro il blue dell’acqua…Visione, suono, memoria… morte e memoria del corpo … attraverso il blue dell’acqua, dove lo sguardo nel perdersi si ritrova…
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“Games IV”
In “Games” non è tanto il gioco come piacere ad essere esplorato, ma piuttosto il gioco come interazione, come un confronto che si trasforma spesso in un conflitto fatto di contatti e di fughe, di parziali vittorie in ambienti virtualmente diversi. Il contrabbasso è il “giocatore”, l’immaginario protagonista di un surreale “audio game”.
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“Altrove con il suo nome”
Un continuum incalzante, vorticoso, un fiume in piena di parole come carri di sfilata, un corso che si vorrebbe inesauribile: le parole di Pasquale Panella, costituiscono l’ispirazione ed il materiale della musica di Mauro Cardi. Musica che slittando nei percorsi sconosciuti di uno spazio labirintico avvolge e attraversa i delicati lineamenti di una donna affascinante e sensuale che tenta di sottrarsi ad uno sguardo costantemente interrogante.
L’espressività dei suoi movimenti, la reiterazione dei suoi gesti, l’indefinibilità seducente dei suoi occhi, materializzano, in un sottile crescendo, una pulsante tensione tra visibile e invisibile. Lo sguardo interrogante è costretto infine alla resa, lasciando vivo il radicale mistero di un corpo, di un nome, di un’identità, perennemente altrove.
“Tupac Amaru” – la Deconquista, il Pachacuti
Lo spazio e il tempo entro cui si svolge l’azione del testo di Gianni Toti sono lunghi cinquecento anni. Dall’epopea del principe Inca Tupac Amaru, che sollevò gli indios contro i conquistadores nove anni prima della Rivoluzione Francese, fino al recente sequestro all’ambasciata giapponese, conclusosi con l’efferato sterminio dei guerriglieri Tupac Amaru operato dal presidente del Perù Fujimori. Una vicenda epica a tinte forti in cui si fondono e si confondono passato e presente uniti nella leggenda della liberazione
dei popoli dell’America Latina dai conquistadores di tutti i tempi.
Tupac Amaru vuole dimostrare come la forza espressiva della musica di oggi possa plasmare la parola e dotarla di una carica emozionale che rafforzi ulteriormente il significato letterario di origine. Come, egualmente, si promuove nel tessuto costitutivo dispiegato dall’immagine. Un’immagine, sottratta ad ogni realismo mimetico- descrittivo, che articola nel conflitto continuo delle forme astratte un’apertura ed un’amplificazione al senso e al ritmo dischiuso potentemente dalla lingua poetica del testo.
PRESENTAZIONE DEL DVD
di Bruno Marino
Cosa hanno in comune questi quattro video piuttosto diversi l’uno dall’altro prodotti da Edison Studio e realizzati da Silvia Di Domenico e Giulio Latini, di volta in volta insieme a compositori come Cardi, Ceccarelli, Cipriani e Cifariello Ciardi? Probabilmente l’idea che l’immagine, qualunque immagine, non sia separabile – strutturalmente, ontologicamente perfino – dal suono. Bella scoperta. Potrebbe non sembrare una peculiarità di questi lavori, poiché nel campo della creazione elettronica e ancor più nell’era digitale, visivo e sonoro vengono generati insieme, nascono dalla stessa elaborazione (analogica prima e numerica, quindi decisamente immateriale, poi). E tuttavia il connubio inestricabile di queste due componenti non può certo essere ridotto a un fattore tecnologico. E’ piuttosto una questione di sensibilità.
Se il genere “videoclip” – ormai esteso per semplificazione a qualsiasi immagine che accompagna un brano musicale – pur contribuendo a diffondere la ricerca visivo-musicale rischia quotidianamente di banalizzarla, questo tipo di sperimentazione tra segno e suono è frutto di una progettualità molto diversa e si percepisce immediatamente che le due forme espressive sono paritetiche, nessuna delle due prevale sull’altra o ne diviene il mero supporto, ma anzi sembrano alimentarsi vicendevolmente. I registi (chiamiamoli pure videoartisti, videomaker, videasti…) hanno creato le loro immagini su composizioni musicali preesistenti, oppure in un’occasione (Altrove con il suo nome), le hanno realizzate in sincrono con il musicista, a marcare una volta di più la genesi e il divenire di una forma dalla doppia natura.
Il risultato è una jam-session a distanza, anche cronologicamente, in cui i suoni ispirano le visioni e le immagini prodotte diventano sfumature dei suoni. Le astrazioni di Games IV, ghirigori elettronici, scie luminose, segni della natura o della civiltà urbana che si sedimentano nella nostra retina grazie a un vorticoso flusso ritmico, non sono poi molto distanti dal corpo seducente di Sonia Bergamasco filmato in Altrove con il suo nome nel suo ritorno alla dimensione ctonia, vegetale, ancestrale: corpo in-scritto in un mare di foglie secche autunnali, che diviene esso stesso magnetico paesaggio
su cui tracciare e fondere altre due scritture: quella letteraria di Panella e quella musicale di Cardi. Anzi, è il corpo stesso lo strumento della scrittura, dal momento che i suoni nascono dai campionamenti della voce dell’attrice.
Un altro corpo, quello di Still Blue, fluttua nell’acqua: la dimensione liquida è senza dubbio un topos classico del video, un luogo naturale dell’immaginario elettronico. Ma in questo caso l’acqua e le sue rifrazioni diventano un filtro, uno sfondo su cui dissolvere un corpo pittorico, una deposizione caravaggesca che allude doppiamente a Derek Jarman (regista di un Caravaggio e di un film, Blue, in cui ha saputo raccontare il suo progressivo slittamento verso la morte). La musica per pianoforte, violoncello, sax ed elaborazioni elettroniche cede gradualmente il posto, nel finale, a una voce che elenca i nomi di altri amici di Jarman scomparsi. Il blu liquido, limpido ed elettronico di Cipriani-Latini-Di Domenico, rispetto al blu granuloso, monotono e filmico del regista inglese, lascia forse meno spazio all’immaginazione, ma diventa una metafora sublime e rasserenante dell’oblio.
C’è naturalmente un senso di profonda inquietudine che attraversa tutti questi lavori.
Un’instabilità concettuale dell’immagine ma anche del contenuto. Un’angoscia mista a visioni sublimi che sospendono i video tra sogno e incubo (dimensione ambigua che costituisce quasi una tendenza del video contemporaneo). Il cerchio poesia/video/musica (intesa anche in senso lato come ritmica, metrica), sembra chiudersi felicemente con Tupac Amaru. Non è un caso, infatti, che il poema di partenza sia di Gianni Toti, recentemente scomparso, narratore in versi ma anche creatore di video, in una parola “poetronico” come lui amava definirsi. Lo stesso Toti aveva messo in scena in una trilogia video i suoi poemi sulla drammatica epopea dell’America Latina. Omaggio dunque, questo firmato da Latini musicato da Luigi Ceccarelli, ma anche dichiarazione teorica, sulla necessità e il desiderio di ricollegarsi a un tipo di ricerca, quella di Toti, tanto originale quanto poco (ri)conosciuta in Italia, in cui la parola e l’immagine si fondono in un’unica architettura: lirica, ludica, libera, anarchica. È il trionfo del numerico che diventa vera e propria texture, mare astratto da cui ogni tanto riemergono frammenti di figuratività a ricordarci che l’uomo –
nonostante sia schiacciato dalla violenza della Storia e dal caos della Natura – non è ancora naufragato.
Bruno Di Marino