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“Compositori oggi/Incontro con Mauro Cardi: Metto a fuoco le emozioni”, di Marco Spada (‘Unità)

Mar , 17
“Compositori oggi/Incontro con Mauro Cardi: Metto a fuoco le emozioni”, di Marco Spada (‘Unità)

“Compositori oggi/Incontro con Mauro Cardi: Metto a fuoco le emozioni”
di Marco Spada
l’Unità, Roma, 17.3.1990

Una cosa è certa: Mauro Cardi non ama le cose scontate. Nel suo ultimo pezzo per orchestra, Effetto notte, eseguito a Melbourne in Australia, ha immaginato il trucco, dei primordi del cinema (ricordate il film di Truffaut?) col quale si filmava di giorno con un filtro blu, e stampando la pellicola si aveva una sorta di negativo, con effetto notturno. Tradotto in suoni, il “negativo” è il risultato di una sottrazione di materiale, cosicché quello che resta (grumi di flauto, marimba. campane, gong) è come se galleggiasse su un pieno che non c’è più, asportato, cancellato. Un gioco intellettuale che si confà all’autore, riflessivo, ponderante, con attitudini scientifiche (“mi ha sempre affascinato la tavola dei numeri “casuali”, perché tali non sono”), ma dotato al pari di ironia sottile, si direbbe criptica.
Cardi, classe 1955, è un altro figlio della scuola romana e di Franco Donatoni. cui riconosce la “capacità straordinaria di svilupparti la fantasia su una base logica”. Finiti gli studi anche lui, come tanti altri, ha voluto capire di più ed è andato all’estero. In Olanda, dove ha vinto il “Gaudeamus Preize” nell’84 con Les Masques. E, naturalmente, a Darmstadt: “I corsi veri e propri non esistono più; tutto si svolge in un vorticoso giro di conferenze e seminari, dove hai appena il tempo di far sentire un pezzo e tentarne una spiegazione. Se non per i “ferri del mestiere”, è stata comunque una grande esperienza umana. Una sorta di prova generale della carriera: devi corteggiare i musicisti perché ti eseguano e gli editori perché si accorgano di te. Oggi la promozione si deve fare in prima persona, è questo costa energie se non sei tagliato per passare la vita in salotto”. Un po’ di pudore non guasta nell’era del presenzia1ismo; ma, accennata, traspare una sfumatura d’orgoglio, come a dire “il tempo giudicherà”. “Ma, per carità, senza i soliti plagnistei, visto che il nostro mercato non può che essere ristretto!”.
Ma il pudore non è solo un fatto caratteriale, si tramuta in un principio estetico, nella reticenza a confessarsi: “Non credo sia interessante far sapere da dove muova il mio immaginario pre-musicale, perché la verifica è nell’ascolto. Preferisco conoscere dalle reazioni degli altri aspetti di me stesso che non avevo contemplato, piuttosto che sbandierare di aver pensato in un pezzo alla circolazione del sangue o al movimento degli astri”. Non c’è dubbio allore che nello schieramento frontale dei compositori, Cardi si netta sulla sponda degli strutturali, degli oggettivi, dei supremi diffidenti sui “contenuti” della musica E la compagnia non è male; Bach, Rossini, Stravinsky… Quanto ai modelli più vicini: “Petrassi, Ligeti, e un’attrazione intellettuale per Stockhausen e Boulez”.
E la voglia di Romanticismo, il bisogno di comunicare?: “Se per Romanticismo si intende l’emotività esibita, il gesto clamoroso che fa saltare sulle sedie, no grazie. Se si intende un’espressività che attinge ad esiti metafisici allora sono un Romantico”. Va da sé che il teatro musicale, col suo armamentario di “impurità”, non solletica la sua fantasia; piuttosto il balletto, forma d’arte sintetica, o le formazioni cameristiche (“scriverei sempre quartetti d’archi”).
Tanta chiarezza di idee ci fa arditi per chiedere il suggello di una definizione: “La composizione è la graduale messa a fuoco di immagini pre-musicali, “raffreddate” poco a poco; qualcosa in cui, dopo il travaglio dell’elaborazione, traspaia ancora il fuoco sotterraneo che l’ha generata”. Logico no?

 

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