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Opere

Il vento, dopo l’ultimo treno [2014]

Pagine da “Badenheim 1939″
di Aharon Appelfeld
per voce recitante e ensemble
Opera commissionata dalla Società Amici della Musica “G. Michelli” di Ancona
per il Giorno della Memoria 2014

Il vento, dopo l’ultimo treno (2014)
Pagine da “Badenheim 1939″ di Aharon Appelfeld
per voce recitante e ensemble

Opera commissionata dalla Società Amici della Musica “G. Michelli” di Ancona,
per il Giorno della Memoria 2014, in collaborazione con il Teatro Stabile delle Marche, Rai Radio Tre e la Comunità Ebraica di Ancona

Organico: Soprano, Fisarmonica, Chitarra elettrica, Percussioni, Violino e Contrabbasso

Prima esecuzione: Ancona, 26 Gennaio 2014, Teatro Sperimentale, ore 17:30
Società Amici della Musica “G. Michelli”
Carlo Cecchi voce recitante
Freon Ensemble, soprano Laura Polimeno, direttore e chitarra elettrica Stefano Cardi

Principali esecuzioni de Il vento, dopo l’ultimo treno:
Firenze, 27 Gennaio 2014, Teatro Goldoni, ore 21:00
Diretta RAI RadioTre, nell’ambito dello speciale sul Giorno della Memoria
Carlo Cecchi voce recitante
Freon Ensemble, soprano Laura Polimeno, direttore e chitarra elettrica Stefano Cardi

Roma, 12/12/2015, Scuola Popolare di Musica di Testaccio, “Ritratti”
Aula Magna della Facoltà di Architettura di Roma3
Freon Ensemble, soprano Laura Polimeno, direttore e chitarra elettrica Stefano Cardi
(esecuzione di estratti)
Roma, 17/12/2017, Scuola Popolare di Musica di Testaccio, “Atlante sonoro”
Freon Ensemble, soprano Laura Polimeno, direttore e chitarra elettrica Stefano Cardi
(esecuzione di estratti)
Roma, 07/05/2022, Scuola Popolare di Musica di Testaccio, “Testaccio classica”
Freon Ensemble, soprano Laura Polimeno, direttore e chitarra elettrica Stefano Cardi
(esecuzione di estratti)

Presentazione
Un clima sempre più allucinato serpeggia dietro la vita brulicante dei villeggianti, degli orchestrali e dei residenti nella ridente cittadina balneare di Badenheim. L’autoinganno collettivo di un’intera comunità, che non vuole o non sa vedere nel kafkiano Dipartimento sanitario la regia della deportazione di massa, permane fino alle ultime pagine del libro, fino a negare l’evidenza, rendendo il romanzo allegorico di Appelfeld più agghiacciante di tanta letteratura sull’Olocausto. Conducendoci in prossimità della tragedia imminente attraverso le vicende e i toni di un’apparente commedia di costume, Appelfeld lascia in realtà al lettore il compito di intuire la lenta preparazione di un disastro ineluttabile, ben oltre quanto i suoi personaggi sembrano comprendere. In questa impostazione narrativa, che rende il romanzo tanto originale, si rivela anche la difficoltà principale a volerlo mettere in musica. Ad ogni pagina viene da chiedersi se è il clima psicologico reale, il racconto degli accadimenti, i dialoghi, spesso scherzosi o futili, le piccole aspirazioni di una comunità umana tutta concentrata sulle attività quotidiane… se è tutto questo a dover essere preso in considerazione, volendo armonizzarsi al testo, o piuttosto quanto sinistro e inverosimile tutto ciò a noi appaia, conoscendo la destinazione tragica a cui tutti, proprio tutti i personaggi a cui ci stiamo affezionando saranno destinati, malgrado la loro inconsapevolezza? È l’ironia, il tono lieve, le piccole storie individuali intrecciate a dover mettere in scena la musica, o quanto di lì a poco accadrà dopo la finale salita sul treno “come chicchi di grano dentro un imbuto”? Senza speranza e senza disperazione, lo stile narrativo di Appelfeld procede attraverso la cronaca lucida e spietata di chi mai lascia tradire una parola di commozione, di chi rifugge da ogni retorica perché nulla c’è da aggiungere o spiegare a quanto è già troppo noto per essere ancora detto. La musica allora si collocherà anch’essa su quell’area di confine, ambigua, tra sogno e realtà, inserendosi nelle fessure di senso e controsenso che la storia lascia intravvedere, ma anche a volte creandone di proprie, suscitando inquietudine laddove la storia sembra procedere spensierata.

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