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Opere

Temperatura esterna [1994]

opera radiofonica
per voce recitante, flauto, percussioni, tastiera MIDI e elettronica
dal racconto omonimo di Michele Mari

Temperatura esterna (1994)
opera radiofonica
per voce recitante, flauto, percussioni, tastiera MIDI e elettronica
dal racconto omonimo di Michele Mari,
tratto dalla raccolta “Euridice aveva un cane” (Edizioni Bompiani)

Commissione RAI RadioTre
Produzione: RAI, Edizioni Ricordi, Agon – Milano, Direttore di produzione Michele Tadini
Durata: 29’00”
Edizioni Ricordi

Prima trasmissione radio: RAI, RadioTre, 6/12/1994
Interpreti: voce recitante Paolo Bonacelli, flauto Manuel Zurria, percussioni Gianluca Ruggeri, tastiere MIDI Roberta Vacca


Presentazioni
Dovendomi fare notomista di me stesso, penso che un racconto come Temperatura esterna possa nascere solo dall’odio verso il mondo e dall’amor di solitudine; dal senso della (mia) vita come prigionìa da un certo numero di nevrosi e di ossessioni; dal sentimento della letteratura come esorcismo floreale di tanto male.

Solitamente si associa la pazzia allos fascio linguistico, alla dislessia o al balbutimento: in questo racconto mi è piaciuto rappresentare il contrario, una pazzia il cui graduale manifestarsi comporta un progressivo incremento della ricchezza espressiva, della letterarietà, del “lusso” implicito in ogni ricerca formale e in ogni umanistico otium. Passando dall’impersonale trascrizione di dati tecnici all’accorata perlustrazione del proprio animo, il protagonista (che con un atto di violenza difenderà la propria scelta di solitudine) aggredisce in dolore con lo straniamento dei “numerini piccini” e, sopratutto, con la letteratura: solo così potrà dire, “la tristezza […] si rende volume e la vedo e la istorio”.
Michele Mari (Milano, 23-8-1994)

Nella letteratura fantascientifica si può ravvisare un possibile modello del racconto di Mari, ma questo riferimento in pratica si sostanzia e si limita nella presenza dell’elemento immaginifico, in questo alludere a forme e situazioni altre rispetto alla realtà umana, sollecitando il lettore ad immaginare un proprio scenario, a riempire con la propria fantasia gli spazi volutamente lasciati vaghi dallo scrittore. L’ambientazione del racconto è su una non meglio precisata “Base” dove uno scienziato è appena sbarcato per compiere il proprio lavoro di “Rilevatore”. I riferimenti ad una temperatura esterna assai bassa, dai -63°F fino ai -119°F, fanno pensare ad una postazione artica o extraterrestre; comunque un posto assolutamente isolato, lontanissimo da ogni forma di civiltà e di vita. Il ricorso, nella musica, ad una timbrica e ad una effettistica convenzionalmente associabili al genere deriva da questa ambientazione di maniera, per poi trascenderla.
Ma il significato profondo del testo è di natura umanistica. Lo scenario fantascientifico sembra anzi un pretesto per descrivere processi mentali, decorsi psicologici. Parallelamente alla narrazione incolore dei numeri scorre un’altra narrazione, ben più avvincente. L’arco del racconto infatti traccia un progressivo spostamento del contenuto dei “rapporti” dai dati oggettivi, mere trascrizioni di rilevazioni dalla strumentazione tecnica della Base, ad annotazioni psicologiche che affondano sempre più nell’intimo del protagonista. Gli input emotivi che l’autore inserisce poco alla volta si esaltano per contrasto, colpiscono e rendono la narrazione intrigante proprio perché demoliscono una struttura che sembrava procedere in modo inarrestabile. Nei rapporti che il “Rilevatore” compila nella solitudine della sua missione si insinua, lentamente, quasi senza che lui stesso se ne accorga, una sorta di lente deformante: finisce per diventare egli stesso, coi suoi sogni e i suoi incubi, con la sua condizione di vita e la sua storia, l’oggetto delle sue rilevazioni. La percezione della realtà e la coscienza del protagonista finiscono per annebbiarsi, fino a una definitiva, lucida e disperata follia. Inizialmente asciutto, freddamente tecnico, fatto essenzialmente di cifre, il linguaggio del protagonista rileva poi poco alla volta questo suo percorso interiore e Mari forza la sintassi per descrivere i pensieri che il Rilevatore trascrive, arcaicizza e arricchisce il suo lessico fino alla glossalalia e alla trasfigurazione.

Alla realizzazione della partitura hanno collaborato:
Paolo Bonacelli, voce recitante; Manuel Zurria, flauti; Gianluca Ruggeri, percussioni; Roberta Vacca, tastiere MIDI.
I suoni e le elaborazioni elettroniche, prodotti a partire dalle parti strumentali, ed il nastro magnetico definitivo sono stati realizzati ad AGON con Michele Tadini. Per il pembroto, immaginaria sostanza killer, è stato utilizzato un software originale sviluppato da Giovanni Cospito per AGON.
Mauro Cardi (Roma, 23-8-1994)

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