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Opere

Un po’ per gioco, un po’ per non morire [2015]

FCC_unpopergioco

Un po’ per gioco, un po’ per non morire (2006)

per voce narrante e  flauto  in sol su testo originale di Pier Luigi Berdondini

Si allude, con leggerezza. La musica c’è solo per allegerire ulteriormente e dar luce al gioco di
flussi, forse anche umani, e la loro possibile fisica.
Fabio Cifariello Ciardi

Era il mare all’ora – di libeccio
un’onda bussava le mura del castello
fammi entrare
desidero sussistere
oltre il mio frangere secco
fammi entrare voglio  suonare il piano
di scroscio come un lontano addio
prima del mio ferire sullo scoglio
prima che il mio schiumare
faccia dimenticare il suono.

Noi non siamo gemelle
ogni onda è diversa
allora fammi entrare
sono nel punto gioviale
proprio nel punto che si allunga sul  frangente
spumando in fiore come di vibrazione leggera e solitaria
dammi allora di volar l’aria

E’ entrata l’onda al castello
raggiunge sospesa la tastiera
sfiora cinquantacinque tasti affonda
deo gratias l’accordo
senza softuear
così solo di onda
tutti i tasti mossi contemporaneamente
un accordo di cinquanta
no
non potete immaginarlo
no non assomiglia a nulla che avete sentito
e lasciate perdere ogni riferimento
evitate di fare i critici musicali no
no
immaginate un’onda che ha pregato di suonare
e affonda ogni tasto
sussistendo in frammenti infiniti

Secondi appena tre o forse più di tre
turbata commossa toccata
sovvertita inquieta spaurita
distesa placata ma non spenta
rasserenata ardente in punta di impassibilità
l’onda a sussurrato
un suono metronomo a centocinquantanove
finiamola così ti prego le chiedevo
prima che il boia
accendesse la luce

Quella luce che gli uomini hanno inventato certo che serve
serve serve e come
basta vedere cosa succede quando c’è il blechaut
ma spesso quella luce
artificiale intelligente necessaria
uccide le sfumature
insomma quella luce sempre uguale
che non sbaglia mai
appesa ai fili prigionieri
di scheletri che tagliano le stelle
quella luce che spegne
la materia concreta degli abbagli
Ti ho sentito  di emozione
parola difficile
che non fa molto fine
come dire le emozioni si debbono controllare e non  reprimere
e di questo avevamo già parlato
ma che c’entra suonare
ti ho sentito
finalmente
consumare
senza esserne servo
l’innocenza
Allora per favore fammi andare un poco più in la
senza voltare pagina
fammi di sospensione
onda dell’ineguale
sospesa sussisti sonora
come se la vita intera
fosse solo quell’attimo sulla tastiera.

Pier Luigi Berdondini, 2006

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