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Voci vicine al Uppsala Concert & Congress

26/11/2015 ore 19:30

Uppsala Concert & Congress
Vaksala torg 1, 753 31 Uppsala (Sweden)
Sala B

@Gregor Khuen Belasi
@Gregor Khuen Belasi

Voci vicine

Passione in 4 quadri per giornalista narrante, video, ensemble ed elettronica

con Kajsa Ekis Ekman | giornalista narrante

©Eva-Lindblad
©Eva-Lindblad

KammarensembleN
Peter Fridholm | flauto
Kristian Möller | clarinetto
Anders Kilström | pianoforte
Jonny Axelsson | percussioni
Ivo Nilsson | trombone
Göran Fröst | viola
Chrichan Larson | violoncello

Renato Rivolta | direttore

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Fabio Cifariello Ciardi, Anders Blomqvist | regia del suono
Lucia Bova, Valeria Carissimi | arpe registrate
Edison Studio | postproduzione Audio/Video
Fondazione I Teatri Reggio Emilia |  commissione
Fondazione I Teatri Reggio Emilia, Società Aquilana dei Concerti “B. Barattelli” | produzione

Si ringrazia per il supporto lo Statens Musikverk, Swedish Arts Council e l’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma

“Voci vicine” non è un’opera moralistica, né didascalica, né politica, nulla di tutto ciò, ma è un pezzo di musica contemporanea che sul momento coinvolge e, una volta usciti dalla sala, lascia un segno che fa riflettere.  (Mauro Mariani, Giornale della Musica)

Qui un’intervista (in svedese)

@Gregor Khuen Belasi
@Gregor Khuen Belasi

Sulla scena, un giornalista, un ensemble strumentale e una moltitudine di voci e volti italiani che raccontano, denunciano, urlano le ricorrenti tragedie del Bel Paese con parole tese dall’emozione o dalla rabbia. E’ la voce dell’indignazione che l’Italia ascolta ogni giorno attraverso i propri media: una forza – o una debolezza – che scaturisce da appelli, denunce, invettive, parole a volte anche sgrammaticate e ciononostante cariche di un’impressionante energia comunicativa.
Ci sono vicine queste voci?
“Il fenomeno è di ambigua decifrazione, ci bombarda e frastorna quotidianamente fra genuinità della testimonianza, recitazione artefatta e ogni sfumatura intermedia. Come amplificare queste voci a noi vicine, come attenuare il babelico brusìo che le confonde, come tentare di cogliervi un senso, magari frenando il giudizio? Traducendole.
Fabio Cifariello Ciardi ha fermato il fiume in piena, non fosse che per il breve volgere di un progetto artistico: si è imposto la raccolta e l’esame di centinaia di documenti video, e ha imposto al materiale una classificazione in temi del disagio e in luoghi geografici, persino in “stili dell’indignazione”. Insomma ha imposto un ordine al disordine.
Di qui il lavoro di “traduzione” musicale: nella partitura di Cifariello Ciardi le inflessioni delle voci parlate diventano linee melodiche, ritmi, timbri di un ensemble strumentale. Traduzione da voce-che-parla a strumento-che-sembra-parlare, per cogliere l’intensità emotiva, la prossemica della parola, anche senza la parola, e dunque prima della sua stessa comprensione. Poiché, come sappiamo da quando in fasce udivamo la voce della mamma senza capirla eppure capendola benissimo, la comunicazione verbale trasmette – accanto ai contenuti – toni e pause non meno significanti, melodie del parlato, gesti, atteggiamenti, microemozioni disegnate sul volto di chi ascoltiamo. Un lavoro che lega inestricabilmente l’arte compositiva, l’indagine sociale, una riflessione sui linguaggi, l’impiego di tecnologie audio e video in un’inventiva forma di concerto rappresentato, in cui frammenti video diventano solisti di un’opera sui generis, o meglio, di una Passione.” Roberto Fabbi

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