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Voci vicine – Passione in 4 quadri per giornalista narrante, video, ensemble ed elettronica

Reggio Emilia, domenica 19 ottobre 2014, ore 18.00Teatro Cavallerizza

Voci vicine

Passione in 4 quadri per giornalista narrante, video, ensemble ed elettronica
di Fabio Cifariello Ciardi
prima assoluta

con Gad Lerner, giornalista narrante

Voci vicine

fcc_gad-lerner

Ensemble Icarus
Giovanni Mareggini flauto
Mirco Ghirardini clarinetto
Cristiano Boschesi trombone
Luciano Cavalli viola
Andrea Cavuoto violoncello
Anna D’Errico pianoforte
Gianluca Severi percussioni

Yoichi Sugiyama direttore

Angelo Benedetti regia del suono
Lucia Bova, Valeria Carissimi arpe registrate
postproduzione audio/video Edison Studio

commissione e produzione Fondazione I Teatri Reggio Emilia, Società Aquilana dei Concerti “B. Barattelli”

Un concerto-passione per musica, video e giornalista dedicato alle voci dell’indignazione che udiamo ogni giorno attraverso i media: una forza – o una debolezza – tutta italiana scaturisce da appelli, denunce, invettive, parole anche sgrammaticate. Talvolta sentiamo istintivamente vicine queste voci, talvolta no, talvolta non sappiamo. Il fenomeno è di ambigua decifrazione, ci bombarda e frastorna quotidianamente fra genuinità della testimonianza, recitazione artefatta e ogni sfumatura intermedia. Come amplificare queste voci a noi vicine, come attenuare il babelico brusìo che le confonde, come tentare di cogliervi un senso, magari frenando il giudizio?
Traducendole. Fabio Cifariello Ciardi ha fermato il fiume in piena, non fosse che per il breve volgere di un progetto artistico: si è imposto la raccolta e l’esame di centinaia di documenti video, e ha imposto al materiale una classificazione in temi del disagio e in luoghi geografici, persino in “stili dell’indignazione”. Insomma ha imposto un ordine al disordine. Di qui il lavoro di “traduzione” musicale: le inflessioni e i ritmi delle voci parlate diventano, a tratti, i timbri di un ensemble strumentale. Traduzione da voce-che-parla a strumento-che-sembra-parlare, per cogliere l’intensità emotiva, la prossemica della parola, anche senza la parola, e dunque prima della sua stessa comprensione. Poiché, come sappiamo da quando in fasce udivamo la voce della mamma senza capirla eppure capendola benissimo, la comunicazione verbale trasmette – accanto ai contenuti – toni e pause non meno significanti, melodie del parlato, gesti, atteggiamenti, microemozioni disegnate sul volto di chi ascoltiamo
Roberto Fabbi

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